
Go home, sembra essere il senso del confine stesso, invece che una linea immaginaria per dar forma al delirio di qualche folle, oltre ad atlanti e mappamondi.
Go home, ovvero andate a casa, vostra o meno, basta che non sia la nostra, sembrano intonare in coro i disgraziati roditori che verso il burrone dell’empatia scomparsa stanno seguendo lo stonato pifferaio col parrucchino arancione.
Tornate da dove siete venuti, potrebbe essere la traduzione per esteso, allungando ulteriormente l’odio e la disumanità dell’inchiostro usato.
Due parole sole, sceglie quindi il baluardo eletto per protegger paure e pusillanimità tra i bassi istinti del suo popolo.
È il manifesto di un pensiero vecchio, già gridato a perdifiato dai più grandi mascalzoni della storia passata.
Due parole.
E qualora l’anima affetta da cronico romanticismo sussurrò ti amo, allorché la creatura lasciata troppo sola esclamò io esisto, laddove all’essere semplicemente umano, di fronte all’invito a non voltar le spalle al bisogno altri, ne fu sufficiente una, ovvero eccomi, leggi in cosa si riassume il vocabolario dello spaventapasseri di paglia e miseria.
Go home, tornate a casa.
Ebbene, è con l’incedere impassibile del proprio cammino che i popoli erranti obbediscono all’ordine ricevuto.
È proprio per questo che non ci fermeremo.
Perché la terra, tutta.
È casa nostra.
Leggi anche Storie e Notizie
Commenti
Posta un commento