Immagina di essere un migrante . Uno che migra e che deve farlo per sopravvivere. Esatto, immagina che tu sia uno dei molti, per alcuni, dei pochi, per molti, che abbia tutte le carte in regola per non venire respinto a priori, va’, mettiamola così. Spendi tutto per il viaggio, patisci fame e malattie, freddo e violenze, e dopo un’infernale traversata ti ritrovi sull’isola di Lesbo , in Grecia. Cavolo, pensi, che fortuna, la Grecia, dici? Quella che anticamente riteneva un dovere dare ospitalità a chi la chiedesse? Vedi… amico, la parola chiave non è ospitalità, ma anticamente . Altrimenti, gli americani sono i primi migranti del mondo, così come gli italiani, gli spagnoli e i portoghesi, ecc. Quindi ti ritrovi in un campo di detenzione per richiedenti asilo nella città di Moria . In che senso, campo di detenzione , potresti obiettare? Intendi una prigione? Ma come, io volevo sopravvivere e mi mettono in una cella come un criminale? È un reato voler vivere? Sì, lo so, in quei
di Alessandro Ghebreigziabiher