Io faccio muri, muri che durano, muri spostabili, insomma, condivisibili, riusabili ma preferibilmente citabili. Della serie… e dillo chi è l’autore del muro di cui ti sei appropriato, cappero. Abbiamo detto che sono avanti e la prima novità è proprio il classico mattone. In luogo dell’ormai arcinoto blocchetto di pietra e calce, amiche e amici al di là del banco, eccovi il tassello del domani. Parole. S’era capito, dai. Un muro di parole è quello che vi serve, frange tremebonde ungheresi e di ogni trincea del pianeta. Un rassicurante e solido steccato intessuto di frasi ad hoc ma pure aggettivi squalificativi, figure retoriche ma anche barbine, similitudini ardite e perfino indigeste insalate di allusioni, delle quali mi scuso. Leggi il resto